I bambini con problemi d’udito si stancano più facilmente: i risultati di uno studio

I bambini che convivono con dei problemi uditivi tendono a stancarsi più facilmente: è questo ciò che è emerso da una ricerca pubblicata su American Journal of Audiology.

Lo studio è stato condotto da un team dell’Università Vanderbilt di Nashville, e Benjamin Y. Hornsby, uno dei professionisti coinvolti nella ricerca, ha sottolineato che quest’aspetto non deve essere sottovalutato e può avere delle ripercussioni negative sull’andamento scolastico e sulla sfera personale del bimbo.

Nello specifico, lo studio in questione ha riguardato un campione di 103 bambini di età compresa tra i 6 e i 12 anni, 60 dei quali interessati da difficoltà uditive e 43 con un udito normale.

Ai genitori di questi bambini è stato chiesto di valutare soggettivamente la stanchezza dei propri figli, ed è emerso appunto che la stanchezza dei bambini con problemi all’udito fosse spesso più accentuata rispetto a quella dei coetanei appartenenti all’altra categoria.

La spiegazione di ciò è individuabile nel fatto che il bambino che ha difficoltà uditive tende a far maggiore fatica a comprendere e a capire, per questo motivo la sua stanchezza risulta superiore.

Alla luce di questo, dunque, è molto importante che gli insegnanti operino con tutte le accortezze del caso, magari procedendo con maggior lentezza durante le loro spiegazioni, ripetendosi laddove necessario, oppure fornendo le cosiddette “pause all’ascolto”, utilissime ai bambini che hanno dei problemi uditivi.

Problemi uditivi: in Italia continuano ad essere pericolosamente trascurati

In Italia, così come in buona parte del mondo, la sensibilità nei confronti dei problemi uditivi risulta ancora insufficiente.

Questo è ovviamente un grosso errore: la persona che convive con piccoli difetti uditivi infatti vede inevitabilmente peggiorare la sua qualità della vita, senza trascurare il fatto, davvero preoccupante, per cui una persona che ha difficoltà di udito è molto più esposta al rischio di essere interessata da deficit cognitivi.

Ad oggi in Italia si contano circa 8 milioni di ipoacusici, ovvero persone che non hanno perso l’udito, ma che tuttavia hanno delle problematiche che non andrebbero trascurate e che possono sicuramente avere delle ripercussioni negative sulla vita della persona.

Questa fascia di popolazione è particolarmente critica: quando si palesano dei problemi uditivi, infatti, è fondamentale attivarsi subito per comprenderne le cause e per intervenire per tempo, proprio per evitare che possano aggravarsi.

Come si stava accennando, purtroppo, oggi i difetti uditivi continuano ad essere trascurati in troppe occasioni, e ciò è davvero strano, se si considera che per i difetti riguardanti la vista al contrario si è sempre molto attenti e scrupolosi.

Le ragioni di questa spiacevole tendenza possono essere svariate: probabilmente, a tale riguardo, vi è molto pregiudizio, si teme che difetti uditivi possano essere considerati “strani” o inconsueti, ma ovviamente la realtà è completamente diversa da questo.

A ciò si aggiunge ovviamente il fatto che la crisi economica ha portato tantissime famiglie e tantissime persone a ridurre le spese mediche, quindi anche i controlli di routine.

Alla luce di quanto detto, dunque, occorrerebbe sicuramente una maggiore sensibilità da parte di tutti, sia a livello di prevenzione che di cura di difetti uditivi di qualsiasi tipologia.

Non bisogna peraltro trascurare il fatto che i difetti uditivi hanno dei costi economici a carico della collettività davvero molto elevati: OMS stima infatti dei costi a carico dell’economia globale pari a 750 miliardi di dollari, cui bisogna aggiungere i costi legati alla disoccupazione connessa con questo tipo di problemi di salute.

Gianni Gruppioni, presidente di ANAP, Associazione Nazionale Audioprotesisti, ha sottolineato come in Italia la quantità di apparecchi uditivi è sorprendentemente bassa in rapporto alla popolazione.

Nella nostra nazione infatti, nell’anno 2016, sono stati applicati 400.000 apparecchi uditivi, mentre in un altro paese comunitario quale l’Olanda ne sono stati applicati 285.000, a fronte però di una popolazione ben più esigua, pari esattamente a 16 milioni di abitanti.

Prestare maggiore attenzione ai difetti dell’udito, dunque, è assolutamente fondamentale.

Anziani e declino uditivo: la grande importanza delle protesi acustiche

La progressiva diminuzione dell’udito da parte delle persone anziane può rappresentare un grosso problema per la loro qualità della vita: è stato dimostrato infatti che criticità come queste, oltre ad essere un problema in quanto tale, possono favorire l’insorgere di deficit cognitivi di varia tipologia.

Le persone interessate da ipoacusia, quindi con un udito che presenta delle problematiche, hanno un rischio 2 volte superiore rispetto alle altre di sviluppare una demenza.

La persona anziana che ha difficoltà uditive tende ad isolarsi, a perdere interesse verso varie tipologie di attività, ad interagire con gli altri, e atteggiamenti come questi ovviamente possono rappresentare un grosso rischio in un’età così delicata.

Credere che i difetti uditivi in età anziana non possano essere curati, e che facciano parte dell’inesorabile declino dell’organismo, sarebbe davvero un grossissimo errore, nel quale purtroppo ancora oggi incappano tantissime persone.

Per quanto riguarda le possibilità di contrastare i difetti uditivi si sono compiuti dei progressi davvero molto importanti, di conseguenza vi sono svariati modi per fronteggiare i casi di ipoacusia.

Utilizzando dispositivi di piccole dimensioni, semplicissimi da indossare e poco invasivi come le protesi acustiche, i problemi dell’udito possono essere contrastati in maniera assai efficace, e questo assicura dei risvolti molto positivi anche in termini di qualità della vita.

Le protesi acustiche esterne sono quelle più gettonate, ad ogni modo sono sempre più utilizzate anche quelle impiantabili.

In tale settore, peraltro, non sono affatto da escludere progressi ulteriori: sono stati già presentati, ad esempio, dei veri e propri modelli invisibili, i quali tuttavia devono ancora superare in necessari protocolli sperimentali degli Stati Uniti.

A Milano l’iniziativa “Nonno ascoltami”: controlli uditivi gratuiti per gli over 65

Si è tenuto a Milano, presso i giardini di via Palestro, l’appuntamento “Nonno ascoltami”, un’iniziativa finalizzata a sensibilizzare la popolazione più anziana verso l’importanza dei controlli uditivi periodici.

Ovviamente il nome dell’appuntamento è tutt’altro che casuale: sono soprattutto i nonni, dunque le persone di età superiore a 65 anni, a convivere con dei problemi dell’udito, per questo motivo è necessario invitarle a prendere tutte le accortezze del caso nel contrastare questi problemi di salute.

Purtroppo è molto frequente che gli episodi di ipoacusia vengano considerati un aspetto inesorabile e strettamente correlato all’avanzamento dell’età, ma in realtà non è così: i problemi dell’udito possono, anzi devono, essere contrastati in modo mirato, e ciò consentirà senza alcun dubbio alla persona di poter migliorare la propria qualità della vita.

Si stima che in Italia siano appena il 25% le persone di età over 65 che indossano delle protesi acustiche tra quelle che dovrebbero utilizzarle, ciò è emblematico di come, sorprendentemente, i difetti uditivi siano molto trascurati.

Gli apparecchi acustici sono spesso considerati fonte di imbarazzo, sebbene i modelli moderni siano davvero estremamente discreti, eppure non vi è alcun motivo di pensar questo.

D’altronde per i difetti della vista viene prestata sempre una grande attenzione, basti pensare al fatto che altissime percentuali di popolazione indossano gli occhiali per correggere miopie, presbiopie e tantissimi altri difetti, alla luce di questo non vi è davvero motivo per considerare l’apparecchio acustico come un qualcosa di invasivo o che possa in qualsiasi modo esser fonte di imbarazzo.

In occasione dell’evento milanese “Ascoltami nonno” sono stati effettuati dei controlli completamente gratuiti, e ad alcune persone che hanno palesato dei potenziali problemi uditivi è stata suggerita un’analisi più approfondita.

I problemi dell’udito dunque non devono assolutamente essere trascurati, e oggi vi sono dei modi molto efficaci per fronteggiare tali criticità restituendo così alla persona anziana non solo un buon udito, ma anche una qualità della vita più elevata.

Ipoacusia infantile: i genitori devono essere attenti a eventuali campanelli d’allarme

In occasione della “Settimana dell’udito” il Professor Giuseppe Attanasio, Otorinolaringoiatra presso il Policlinico Umberto I di Roma, ha fatto il punto sull’importanza di contrastare in maniera efficace il problema dell’ipoacusia infantile.

Anche i bambini, purtroppo, possono essere interessati da difetti uditivi più o meno accentuati, e da questo punto di vista è sicuramente cruciale il ruolo dei genitori, i quali devono saper cogliere con la dovuta tempestività eventuali campanelli d’allarme.

Da questo punto di vista, spiega il Prof. Attanasio, è molto importante badare al linguaggio del bambino: se il piccolo tende a non pronunciare alcune consonanti, come possono essere ad esempio la M, la P o la B, potrebbero sussistere dei problemi uditivi.

Un altro potenziale campanello d’allarme corrisponde inoltre all’eventualità che il bimbo, superato l’anno di età, non risponda quando viene chiamato per nome.

In questi casi intervenire per tempo è importantissimo: se i difetti acustici vengono trascurati in questa tenerissima età, infatti, quando il bimbo raggiungerà i 18-24 mesi di vita potrà palesare grosse difficoltà di comunicazione.

Le cause dell’ipoacusia infantile possono essere svariate: in molti casi le ragioni del problema sono individuabili in patologie trasmesse al piccolo dalla madre durante la gravidanza, da questo punto di vista possono rappresentare una pericolosa minaccia tutti gli agenti patogeni potenzialmente pericolosi per il feto, dalla rosolia all’Herpes Simplex.

L’ipoacusia infantile può essere dovuta anche a ipossia durante il parto, oppure a malattie quali morbillo, meningite, parotite, oppure all’utilizzo di farmaci ototossici o antibiotici che possono causare questo genere di controindicazione.

Attanasio sottolinea che il ruolo dei genitori è davvero fondamentale per individuare per tempo problematiche di questo genere: effettuare gli screening uditivi prenatali è importantissimo, non c’è dubbio, tuttavia può accadere che tali problematiche si manifestino anche a diversi mesi di distanza dalla nascita, quindi può succedere che vadano di fatto a sfuggire a questi test.

Acufeni: le categorie di persone più a rischio

Gli acufeni sono dei disturbi uditivi lievi ma piuttosto diffusi, i quali consistono sostanzialmente in un leggero ronzio alle orecchie che si manifesta in modo continuativo.

Il mondo dell’acustica si sta interessando sempre più frequentemente agli acufeni, e ad oggi purtroppo non vi sono delle soluzioni in grado di garantire un risultato impeccabile.

Quali sono i fattori che rendo una persona particolarmente esposta al rischio di dover convivere con degli acufeni? Ecco i 6 più rilevanti.

Anzitutto va sottolineato che gli acufeni si manifestano con maggior frequenza tra le persone in età avanzata, ma anche i giovani possono esserne interessati.

Gli acufeni si manifestano piuttosto frequentemente tra chi svolge professioni militari, allo stesso modo sono molto esposte a questo rischio le persone che lavorano in contesti in cui è presente un inquinamento acustico notevole, come possono essere ad esempio cantieri o stazioni dei treni.

Anche i musicisti, per ovvie ragioni, sono molto esposti a questo rischio, lo stesso discorso vale per chi ha l’abitudine di ascoltare la musica a volute molto alto, soprattutto qualora si utilizzino delle cuffie.

Altre categorie professionali molto esposte al rischio di sviluppare degli acufeni sono quelle che si occupano di motori, oppure i cacciatori.

Gli acufeni inoltre possono essere messi in relazione anche alla presenza di eventuali disturbi comportamentali: i medesimi non possono essere considerati causa del disturbo, ma ne possono senza dubbio accentuare i sintomi.

Udito: secondo degli studi, quello delle donne è il migliore

L’udito delle donne sarebbe molto più efficace rispetto a quello degli uomini: è questo ciò che emerge in modo piuttosto inequivocabile da alcune ricerche effettuate, i cui risultati sono stati confermati da Eliana Cristofari, responsabile della Struttura Dipartimentale di Audiovestibologia dell’ospedale Macchi, Asst Settelaghi di Varese.

Secondo la Dottoressa Cristofari le donne hanno una soglia uditiva superiore alle frequenze del parlato, di conseguenza il divario con gli uomini dal punto di vista delle capacità uditive si rivela piuttosto netto.

Nello specifico, gli uomini sarebbero esposti più precocemente al calo dell’udito, indicativamente a partire dai 30 anni, il problema invece non riguarderebbe le persone di sesso femminile.

Una soglia di età indicativa piuttosto critica per le donne corrisponde invece ai 50 anni, quando l’azione protettiva di alcuni effetti ormonali inizia ad essere meno efficace.

Le differenze uditive tra uomini e donne tendono dunque a divenire minime oltre i 50 anni, sebbene gli uomini rimangano comunque più esposti al rischio di presbiacusia.

La Dottoressa Cristofari ricorda che oggi vi sono ottime possibilità di correggere i difetti uditivi, di conseguenza sarebbe un grosso errore accettare passivamente un udito non più perfetto, anche in età avanzata.

A quanto affermato è suggestivo accostare una considerazione: sia gli uomini che le donne concordano nel sostenere che in un rapporto di coppia l’ascolto sia fondamentale.

Ben il 70% degli intervistati ha dichiarato questo, di conseguenza la capacità di ascoltarsi è seconda esclusivamente al sentimento, considerato cruciale dall’82% degli intervistati, e più importante della sessualità, menzionata dal 48%.

Danni uditivi da lavoro: le tutele previste dalla legge

I lavoratori che operano in contesti in cui è presente un inquinamento acustico notevole possono certamente essere interessati da problematiche uditive, di conseguenza possono godere di specifiche tutele a livello normativo.

Le fonti di rumore sul luogo di lavoro stanno divenendo sempre più accentuate: quando si parla di contesti professionali rumorosi si è abituati a pensare subito al cantiere, all’industria e ad ambienti simili, in realtà essi non sono affatto gli unici.

Anche in un supermercato si possono sviluppare dei rumori tutt’altro che irrilevanti, così come in un’attività commerciale, in un bar, in un centro scommesse, senza trascurare altri ambienti che fanno assolutamente rima con rumore, dalla discoteca fino alla stazione ferroviaria.

Tra le patologie professionali riguardanti l’udito che vengono a manifestarsi in modo più frequente figurano senza dubbio l’ipoacusia da rumore, una forma di sordità legata all’esposizione prolungata a fonti di inquinamento acustico, e il trauma acustico cronico, legato soprattutto all’esposizione a picchi di rumore particolarmente elevati.

Nel caso in cui un lavoratore sia stato, suo malgrado, interessato da patologie simili, deve sottoporsi a una visita medica e a un esame della funzione uditiva.

Nel caso in cui il medico riscontri effettivamente tale problematica, il medesimo produce un certificato che avvia un iter di denuncia-segnalazione di infortunio professionale.

In questo modo il lavoratore matura il suo diritto ad una qualche forma di indennizzo, mentre l’autorità giudiziaria si attiva nell’effettuazione di tutti i controlli del caso, per verificare che non vi siano responsabilità penali a carico del datore di lavoro.

Intuire le emozioni altrui: ascoltare è più importante di vedere

Osservare le mimiche facciali della persona con la quale interagiamo può rivelarsi molto importante per riuscire a intuirne le emozioni, d’altronde in epoche remote Charles Darwin produsse proprio a tale riguardo l’opera “L’impressione delle emozioni nell’uomo e negli animali”.

Sicuramente la mimica facciale sa essere molto preziosa in tale ottica, ma ancor più che la vista sarebbe l’udito a comunicare le emozioni in modo assai efficace.

Da questo punto di vista si rivela assai interessante uno studio condotto da Michael Kraus e dai suoi colleghi della Yale University, pubblicato su American Psychologist”, organo dell’American Psychological Association.

Kraus e i suoi colleghi hanno descritto 5 esperimenti i quali hanno coinvolto complessivamente ben 1.800 cittadini statunitensi.

In tali esperimenti veniva chiesto ad alcuni soggetti di interagire con un’altra persona, e ad una parte del campione non era consentito sentire, all’altra invece non era consentito vedere.

I risultati di questi studi non convenzionali hanno rivelato che chi ha modo di ascoltare riesce a comprendere in modo molto più efficace le emozioni del proprio interlocutore, e le possibili spiegazioni di questo fenomeno sono principalmente due.

Anzitutto, molte persone sono particolarmente abili nel controllare le espressioni facciali, proprio per evitare che le medesime possano trasparire, inoltre non sempre avere quante più informazioni possibili implica una più elevata accuratezza.

In sostanza dunque, se si ha modo esclusivamente di sentire e non di vedere, si ha la possibilità di concentrarsi meglio sull’unica informazione a propria disposizione, e ciò appunto offre la possibilità di “leggere” quanto rilevato in modo ancor più preciso.

Udito e demenza: un legame molto stretto

Un udito non più perfetto può avere, purtroppo, un’influenza tutt’altro che irrilevante sulla demenza, come dimostrato da diversi studi.

Una delle ricerche più recenti afferma che una persona interessata da problemi uditivi gravi può avere delle probabilità di essere interessata da episodi di demenza ben 3 volte superiori rispetto ai soggetti che godono di un buon udito.

Tradizionalmente si è abituati a credere che le persone interessate da demenza siano più esposte al rischio di sordità, e ciò corrisponde al vero, tuttavia è assolutamente reale anche il contrario, dunque proteggere e curare l’udito è importantissimo anche in quest’ottica.

Bisogna peraltro considerare che la percentuale di popolazione anziana crescerà in modo rilevante nei prossimi anni, di conseguenza la sensibilità nei confronti di tali tematiche non può che divenire sempre più sentita.

Le proiezioni parlano di una popolazione globale di ben 2 miliardi di persone per quanto riguarda la fascia di età over 60, di conseguenza aumenteranno in modo considerevole sia le persone affette da demenza che quelle con problemi di sordità.

A tal riguardo è interessante un commento fornito da Roberto Bernabei, direttore del dipartimento per l’Assistenza Sanitaria di Geriatria, neuroscienze e ortopedia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma.

Il Dott. Bernabei ha dichiarato che l’allungamento della qualità della vita potrebbe comportare degli effetti paradossali.

Se più del 50% delle persone di età superiore a 85 anni convive con un deficit cognitivo, e il 90% delle medesime ha un disturbo dell’udito, si prevede infatti che molte persone nel futuro più prossimo potranno raggiungere i 100 anni di età per via dell’accentuarsi della vita media, convivendo però con gravi problemi di demenza.

Per effettuare una preziosa azione preventiva, dunque, sarebbe molto importante identificare per tempo eventuali difetti uditivi.

A tal riguardo è importante sottolineare che oggi si sono compiuti dei progressi davvero notevoli per quanto riguarda la possibilità di curare dei difetti dell’udito, di conseguenza non può che essere auspicabile una maggiore diffusione degli apparecchi acustici.

I modelli odierni peraltro, oltre ad essere esteticamente molto accattivanti, sono assai discreti a livello visivo, e questa è un’ulteriore ragione per indossarli senza alcuna remora.