La rischiosa correlazione tra problemi di udito e declino cognitivoleggi in 2 min
Diversi studi dimostrano come le persone affette da ipoacusia, 360 milioni nel mondo, presentino un rischio maggiore di difficoltà cognitive, con possibile degenerazione in demenza.
L’OMS, Organizzazione Mondiale della Sanità, da tempo ha istituito la giornata internazionale dell’udito. Un’importante proposta di sensibilizzazione alla prevenzione della sordità e ai problemi di udito che si celebra il 3 marzo tutti gli anni. Tra le ragioni di questa ricorrenza il legame dimostrato tra il rischio per la salute cognitiva e la diminuzione della capacità uditiva. Un problema dell’udito trascurato può infatti compromettere le capacità mentali fino alla demenza precoce.
I numeri di diverse ricerche spiegano l’entità del fenomeno: secondo l’OMS ci sono 360 milioni di persone nel mondo che presentano una diminuzione della capacità uditiva. I dati riportano, in particolare, 7 milioni di ipoacusici in Italia. Secondo le stime questa cifra tenderà a raddoppiare nel giro di trent’anni. Sono soprattutto le persone ultrasettantenni ad avere perdite di udito tra lievi e acute: lo studio della National Health and Nutrition Examination Survey rivela che negli Stati Uniti si tratta di più della metà degli over 70 e oltre l’80% degli ottantenni.
Il legame tra ipoacusia e declino cognitivo si dimostra con studi specifici, su soggetti adulti.
L’associazione tra problemi all’udito trascurati e rischio di diminuzione delle capacità cognitive è provata da studi recenti. Gli stessi parlano anche di pericolo di depressione, problemi cardiovascolari e cadute più probabili. Una ricerca sulla rivista JAMA, effettuata su 154414 individui adulti, dimostra come chi presenti problemi uditivi abbia un rischio maggiore del 50% di raggiungere la demenza. La percentuale è del 40% per lo sviluppo di depressione. Si parla inoltre di tempi brevi, circa 5 anni. Un ulteriore studio conferma la possibilità per gli affetti da ipoacusia di degenza più lunga in ospedale, necessità di frequenti visite al pronto soccorso e riospedalizzazioni.
Una ricerca del 2017 per la conferenza internazionale dell’Alzheimer’s Association, condotta su 72 soggetti in quattro anni, ha dimostrato maggiori problemi di elaborazione delle nuove informazioni e nella flessibilità del pensiero in presenza di ipoacusia. Questi individui presentavano inoltre una possibilità tre volte aumentata di sviluppare un declino cognitivo lieve, che può evolvere in Alzheimer. Gli studi proseguono per individuare la percentuale di inferenza dell’ipoacusia nel peggioramento cognitivo. È comunque evidente come la prevenzione e la cura della salute dell’udito siano fondamentali.