Problemi uditivi nei bambini

Ipoacusia nei bambini: cosa c’è da sapereleggi in 3 min

L’ipoacusia, ovvero quella condizione in cui l’udito non è efficace come dovrebbe, può riguardare anche i bambini, ed è molto importante che i genitori, o comunque gli adulti vicini al piccolo, prestino attenzione ad alcuni aspetti per riscontrare per tempo la presenza di tale problema.

Se sussiste un caso di ipoacusia nei bambini, è davvero improbabile che siano i piccoli ad esternare le loro difficoltà a sentire, in primis perché non hanno un termine di paragone, dunque non possono realizzare di avere tale difetto, e anche perché sono in una fase della vita in cui i sensi e le capacità relazionali hanno appena iniziato a svilupparsi.

Le normali “tappe” uditive del bambino

Alla luce di questo è molto utile considerare come riferimento alcune tappe che si verificano in modo piuttosto uniforme tra i bambini privi di difficoltà uditive, scopriamo subito quali.

A circa 9 mesi il piccolo inizia a comprendere semplici parole, come ad esempio “mamma” e “papà”, nel mese seguente inizia a tentare di pronunciare le prime parole, emettendo prettamente dei suoi balbettanti.

Dopo 12 mesi iniziano ad essere pronunciate le prime parole di senso compiuto, a 18 mesi il vocabolario vanta alcune decine di parole e ciò consente al piccolo di abbozzare delle espressioni di senso compiuto associando tra loro alcuni termini conosciuti.

Quando il bimbo ha 2 anni è in grado di pronunciare un numero più alto di frasi costituite da alcune parole, che, per quanto molto semplici e rudimentali, potrebbero essere intuite anche da persone che non hanno quotidianamente a che fare con il piccolo.

Dai 3 a 5 anni il vocabolario del bambino e le sue capacità cognitive aumentano e il piccolo diviene così in grado non solo di comprendere, ma anche di porre delle domande e di esprimere dei desideri.

Nel caso in cui si riscontrassero dei ritardi rilevanti rispetto a questi step, che comunque sono da considerarsi puramente indicativi, è opportuno rivolgersi a un pediatra per verificare la condizione uditiva del bambino.

Parallelamente a questo, vanno considerati con altrettanta attenzione comportamenti che potrebbero essere dei campanelli d’allarme di un’ipoacusia dei bambini, come ad esempio l’avvicinarsi eccessivamente alla televisione, l’alzare oltremodo il volume della stessa, la difficoltà a percepire chi parla al di fuori del suo raggio visivo, la non reazione a suoni di intensità significativa.

Tipi di ipoacusia infantile: congenita o acquisita, neurosensoriale o trasmissiva

L’ipoacusia può essere sia congenita che acquisita, e le sue cause possono essere molteplici; solo un pediatra, ovviamente, può esprimersi con cognizione di causa.

Molto importante è distinguere tra due diverse tipologie di ipoacusia dei bambini, quella trasmissiva e quella neurosensoriale.

L’ipoacusia neurosensoriale è spesso congenita, anche se può comunque essere correlata a fattori specifici, è irreversibile e purtroppo non può essere curata in modo totale. L’utilizzo di apparecchi acustici e impianti cocleari, tuttavia, può essere d’aiuto.

L’ipoacusia trasmissiva, invece, è curabile ed è dovuta a problematiche che riguardano prettamente l’esterno dell’orecchio, si pensi ad esempio a infezioni, otiti o accumuli di cerume.

Se si riscontra qualcosa di sospetto nell’atteggiamento del proprio bambino, dunque, non bisogna esitare: affidandosi a un pediatra si potrà sciogliere qualsiasi dubbio. Sarà poi lo stesso medico specialista a indirizzare i genitori verso i passi successivi, che possono includere un test dell’udito. I Centri Acustici Progetto Udire, in provincia di Varese, sono dotati di strumentazioni diagnostiche di ultima generazione che consentono un’analisi accurata della condizione uditiva anche dei più piccoli.