L’ipoacusia interessa 7 milioni di italiani, ma oltre la metà non pone rimedio al problemaleggi in 1 min

Sono tantissimi gli italiani che convivono, loro malgrado, con un calo uditivo, ma la percentuale di persone che prende provvedimenti continua ad essere sorprendentemente bassa.

Uno studio internazionale presentato al Parlamento Europeo in occasione del World Hearing Day 2018, ovvero la Giornata mondiale dell’udito che ricorre il 3 marzo, ha messo in evidenza il fatto che sono ben 7 milioni gli italiani interessati da un calo uditivo.

A dir poco preoccupante il fatto che di questi 7 milioni, ben 5 non utilizzano un apparecchio, accettando così in modo passivo la loro condizione di inferiore capacità uditiva.

Questa tendenza è davvero difficile da spiegare dal punto di vista razionale: per i difetti visivi, infatti, l’attenzione è sempre massima, ma per quelli uditivi non si può affatto dire lo stesso.

Probabilmente molte persone avvertirebbero imbarazzo nell’indossare un apparecchio acustico, ma quest’aspetto risulta davvero irrilevante dinanzi ai benefici che potrebbe garantire un simile accorgimento.

La persona che convive con una condizione di ipoacusia, infatti, può incontrare una serie difficoltà nell’eseguire delle semplici operazioni quotidiane, inoltre uno specifico studio ha posto in evidenza dei dati allarmanti.

L’ipoacusia accresce del 21% la probabilità che una persona sia interessata da demenza, il dato è ancor più impressionante per quel che riguarda gli stati depressivi, con un’accentuazione della probabilità incrementata del 43%.

Questi dati sono emersi da uno studio che ha coinvolto oltre 3.500 persone per un lasso di tempo molto lungo, ovvero 25 anni, e i risultati emersi devono assolutamente essere considerati come uno stimolo a porre celermente rimedio ai difetti uditivi.