Scopri il nuovo apparecchio acustico ricaricabile

Progetto Udire presenta il nuovo apparecchio acustico ricaricabile Starkey, Livio™ AI.

Un apparecchio acustico ricaricabile piccolo e tecnologicamente avanzato

Livio™ AI è un dispositivo acustico potente e completo che offre una soluzione all’ipoacusia intelligente, affidabile e conveniente. Grazie ai progressi della tecnologia Starkey non si dovrà più avere il pensiero di sostituire la pila dell’apparecchio acustico. La durata della carica, grazie a una batteria al litio, è maggiore: fino a 24 ore di utilizzo continuato con una sola carica.

Tanti vantaggi in un solo apparecchio

L’utilizzo dell’apparecchio Livio™ AI è più semplice: i dispositivi acustici RIC ricaricabili includono il caricabatterie portatile Starkey® Hearing Technologies Charger, che può fornire fino a tre cicli di carica. Le spie LED permettono di capire immediatamente quando l’apparecchio è carico.

Livio™ AI funziona anche con il caricatore Mini Turbo Charger che consente una carica che dura 3 ore e mezza in soli 7 minuti.

Grazie all’assenza di pile da smaltire contribuirai anche a mantenere un ambiente più pulito. Avrai inoltre un notevole risparmio economico.

Più di un apparecchio acustico

Il nuovo Livio™ AI di Starkey, oltre a offrire una qualità del suono ottimale, è un dispositivo dotato di intelligenza artificiale e sensori che fanno dell’apparecchio acustico un sistema completo per aiutare a vivere meglio. Tra le principali funzioni si annoverano infatti il rilevamento e la notifica di eventuali cadute, il controllo delle funzioni fisiche, motorie, cognitive e cardiovascolari.

Vieni a scoprire di più su questo formidabile apparecchio e molti altri, disponibili presso i nostri centri acustici di Varese, Malnate, Arcisate, Gallarate e Luino. Progetto Udire mette a disposizione le sue competenze da oltre vent’anni. Ti aspettiamo per sentire bene per vivere meglio.

I vantaggi di un apparecchio acustico ricaricabile

L’ototossicità dei farmaci: i medicinali che fanno male all’udito

Che cosa si intende per ototossicità da farmaci

Per ototossicità si intende un effetto indesiderato derivante dall’impiego di alcuni principi farmacologici, in grado di provocare danni reversibili o irreversibili all’apparato auricolare.

A seconda della parte colpita, i sintomi che ne derivano sono differenti così come diversa è la loro gravità, che, in alcuni casi, può arrivare anche alla perdita definitiva dell’udito.

Gli effetti avversi riguardanti la coclea di solito causano disturbi neurosensitivi responsabili di fenomeni di ipoacusia progressiva, spesso preceduti dall’insorgenza di acufeni e di episodi vertiginosi.
I danni all’apparato vestibolare si manifestano invece con alterazioni dell’equilibrio, accompagnate da capogiri e instabilità posturale.

Il meccanismo d’azione secondo cui un farmaco risulta tossico per l’orecchio dipende da vari fattori, comprendenti il dosaggio e la durata della terapia, il tipo di somministrazione e l’assunzione contemporanea con altri medicinali.

Inoltre esso è strettamente collegato alla reattività individuale e alla predisposizione genetica del soggetto, oltre che alla presenza di patologie croniche a carico dell’apparato urinario, come l’insufficienza renale.

Quali tipi di farmaci causano ototossicità

Le principali classi di farmaci che provocano ototossicità sono:
– antibiotici aminoglicosidici;
– antibiotici macrolidi;
– antibiotici glicopeptidici;
– fluorosamide (diuretico);
– acido acetilsalicilico;
– antinfiammatori di tipo FANS;
– chinino e clorachina (antimalarici);
– antitumorali a base di cis-platino.

Tra i vari medicinali ototossici, quelli maggiormente utilizzati sono gli antibiotici, i cui effetti avversi vengono potenziati dall’assunzione concomitante con diuretici, quando la terapia ha una durata superiore a 14 giorni, oppure in caso di insufficienza renale.

I chemioterapici a base di platino sotto forma di cis-platino, carbo-platino o oxi-platino, si comportano da potenti agenti ototossici dato che provocano una diminuzione dell’udito permanente e profonda, che può manifestarsi già dopo i primi giorni di terapia, per poi proseguire anche per mesi.

Trattandosi di un’alterazione a carico del nervo acustico, che subisce una progressiva degenerazione neuronale, la perdita dell’udito è irreversibile.

In altri casi, come in seguito all’assunzione di diuretici o antimalarici, l’ipoacusia generalmente è transitoria, e soltanto quando la tossicità deriva da un prolungato periodo di terapia, può innescare danni permanenti.

Dal punto di vista patologico, le conseguenze dell’ototossicità da farmaci possono interessare fenomeni degenerativi a livello centrale (nuclei vestibolari e cocleari) oppure periferico (degenerazione dei neuroni sensitivi dell’organo del Corti e delle creste ampollari).

Di solito la patogenesi di queste lesioni deriva da alterazioni biochimiche che i farmaci, assunti per lungo tempo oppure a dosaggi elevati, provocano sull’endolinfa dell’apparato uditivo, con successiva degenerazione della trasmissione nervosa.

Quali sono le terapie e le precauzioni in caso di ototossicità

Le terapie che vengono attuate per contrastare i fenomeni di ototossicità da farmaci consistono di solito nella sospensione del medicinale che ha provocato l’insorgenza del disturbo.

Se tale sospensione non è possibile in quanto il medicinale risulta appartenente alla categoria dei salvavita, è opportuno modularne il dosaggio, valutando attentamente il rapporto rischio/beneficio.

Tutti i farmaci ototossici non devono essere assunti in caso di perforazione della membrana timpanica, per evitare un peggioramento della situazione, soprattutto se somministrati per uso topico.

Una precauzione fondamentale da attuare in caso di disturbi derivanti da tossicità da farmaci è quella di limitarne l’impiego in gravidanza, nella terza età, in pazienti debilitati oppure in soggetti ipoudenti.

Dato che spesso le lesioni cocleari sono asintomatiche, è consigliabile effettuare un esame audiometrico durante l’impiego di farmaci ototossici.

Al contrario, le lesioni dell’apparato vestibolare che comportano evidenti sintomi, come nausea, vomito, capogiri e disturbi posturali dovuti a modificazioni dell’equilibrio, sono facilmente identificabili.

La migliore forma di prevenzione nei confronti dell’ototossicità da farmaci consiste in un impiego attento e mirato alle specifiche esigenze, completato da controlli periodici della funzionalità renale.

Rivolgiti sempre ai medici professionisti per un consulto adeguato. Per un controllo dell’udito e per dubbi puoi rivolgerti anche ai nostri audiologi: contattaci.

Cause e diagnosi dell’ipoacusia improvvisa

L’ipoacusia è una patologia che colpisce l’apparato uditivo e consiste nella perdita parziale o totale dell’udito ad una o entrambe le orecchie. Ma quali sono le cause dell’ipoacusia improvvisa? Come viene effettuata la sua diagnosi?

Cause dell’ipoacusia improvvisa

Le cause dell’ipoacusia improvvisa sono riconducibili a diversi fattori e si distinguono in trasmissive, l’apparato uditivo esterno è intasato da un tappo di cerume e in questo caso i rumori e i suoni arrivano in maniera ovattata e, in percettive, ossia si è verificato un problema all’interno dell’orecchio che va a compromettere le vibrazioni sonore. I motivi per cui un’ipoacusia si presenta improvvisamente sono dovuti a diversi stati negativi per l’organismo come stress, malattie virali e batteriche dell’apparato uditivo, malattie autoimmuni, malattie metaboliche come il diabete, lesioni all’interno dell’orecchio e patologie della colonna vertebrale. I primi sintomi che si avvertono in caso di ipoacusia improvvisa sono la sensazione delle orecchie tappate, delle vertigini e un ronzio fastidioso. Non sottovalutare assolutamente questi primi sintomi ma rivolgersi subito ad uno specialista. I medici consigliano di non far passare le 72 ore dall’inizio della perdita dell’udito.

Dati e statistiche sull’ipoacusia improvvisa

L’ipoacusia può verificarsi in qualsiasi età ma la percentuale più alta è riconducibile ad un individuo in età adulta. Secondo alcune ricerche circa il 60% degli individui colpiti da questa patologia trascurano anche il più piccolo sintomo. Una brusca perdita di udito va comunicata a uno specialista che valuterà le cause e la diagnosi. Una statistica conferma che l’ipoacusia improvvisa potrebbe regredire anche nel giro di pochi giorni. La cura per poter tornare ad avere un udito normale è basata su medicinali cortisonici tipo steroidi che vanno somministrati per bocca o vena. In alcuni casi però questo tipo di terapia non dà alcun effetto allora, si ricorre a delle installazioni cortisoniche nella cavità uditiva. Naturalmente, effettuando una diagnosi precoce, e iniziando subito la terapia, l’ipoacusia diminuirà di durata e intensità.

Diagnosi e precauzioni da prendere

Per poter fare una diagnosi, il medico deve basarsi su alcune situazioni che l’individuo ha vissuto come immersioni, viaggi aerei, infezioni virali e batteriche. Per poter arrivare ad una diagnosi sicura lo specialista fa vibrare il diapason e lo poggia dietro l’orecchio. Se il paziente avverte la vibrazione allora si tratta di ipoacusia improvvisa trasmissiva, se invece non percepisce alcuna vibrazione allora il problema è più serio perché si tratta di un’ipoacusia percettiva. In base al tipo di diagnosi verrà prescritta la giusta terapia da intraprendere. Durante l’ipoacusia è fondamentale prendere delle precauzioni come quella di evitare viaggi in aereo, immersioni e non toccare assolutamente l’orecchio. Ci sono individui che sono spesso soggetti a questa patologia e, per evitarla basterà adottare uno stile di vita senza stress e preoccupazioni e regolarizzare il sistema circolatorio e immunitario. Se invece si viaggia in aereo o si fanno immersioni, meglio fare uso di tappi adatti.

Se hai dubbi puoi rivolgerti ai nostri specialisti: ti consiglieremo l’iter più adeguato alle tue esigenze.

La pulizia delle orecchie: quando rivolgersi all’otorino

La pulizia delle orecchie

La pulizia delle orecchie è un’operazione consueta per eliminare il cerume che si forma nel condotto uditivo.
Il cerume è una secrezione assai densa, oleosa e di colore giallastro che naturalmente protegge l’orecchio da patogeni esterni, come funghi, polvere e altro. La sostanza arriva dalle ghiandole ceruminose e contiene anche sebo e colesterolo e ha un potere lievemente antibatterico.
Quando la produzione di cerume diventa eccessiva e si usano frequentemente i cotton fioc si crea il famoso “tappo”, che provoca un certo fastidio in quanto si avverte dolore, diminuisce temporaneamente l’udito e a volte può portare ad otite e altri disturbi dell’apparato otorinolaringoiatrico.

Quando bisogna rivolgersi all’otorino per la pulizia delle orecchie

L‘otorino è il medico che cura tutti i problemi connessi a naso, gola e orecchie. Nel caso della formazione di un tappo di cerume è il caso di chiedere aiuto a uno specialista, evitando manovre dannose o rimedi della nonna, che potrebbero peggiorare la situazione. Procedere con l’introduzione di strumenti di vario tipo all’interno dell’orecchio non è il caso, per non arrivare a perforare definitivamente il timpano.
Quando il tappo di cerume alle orecchie provoca disturbi importanti è il caso di rivolgersi all’otorino. I disturbi che si possono presentare sono: una perdita di equilibrio con vertigini, ma anche una diminuzione sensibile dell’udito solo da un orecchio (detta ipoacusia), sensazione di avere l’orecchio ovattato, sentire un fastidioso rimbombo della propria voce, avvertire acufeni (ronzii), fino al dolore che si irradia alle tempie.

Metodi dell’otorino per pulire le orecchie

In tutti questi casi citati è consigliabile lasciare che sia l’otorino a eseguire una pulizia professionale delle orecchie, specie se è presente un tappo di cerume.
Per prima cosa ispezionerà il condotto uditivo con un otoscopio, lo strumento d’elezione per individuare eventuali corpi estranei e arrivare a visionare la membrana del timpano. È proprio così che l’otorino individua anche la presenza di un tappo di cerume, risultato di una pulizia con cotton fior protratta per anni che ha pressato la secrezione fino a creare uno spessore incompatibile con la normale struttura dell’orecchio.
Ci sono diversi metodi che l’otorino può mettere in atto per pulire le orecchie ed eliminare il tappo di cerume.
Il primo è quello di applicare alcune gocce di ceruminolitiche direttamente nel condotto uditivo. Questo permette di lubrificare e ammorbidire il cerume, che tende a scivolare verso l’esterno dopo qualche minuto, al massimo il mattino seguente.
Può anche versare una minima quantità di acqua portata a una temperatura di circa 37°, che è quella normale del corpo e che avrà un effetto simile a quello delle gocce lubrificanti.
Nel caso questi 2 metodi non abbiano successo, l’otorino può procedere con l’introduzione della curetta nel condotto uditivo. É uno strumento concavo o ricurvo, che serve per estrarre il tappo di cerume con apposite manovre.

Come pulire correttamente le orecchie a casa

Per evitare che si formi il tappo di cerume nelle orecchie o che la struttura dell’orecchio interno venga in qualche modo danneggiata, tutti gli otorini sono d’accordo nello sconsigliare vivamente l’uso dei cotton fioc. A molti potrà sembrare impossibile pensare di lasciare “sporche” le orecchie, ma non è affatto così, perché esistono altri modi altrettanto efficaci per farlo.
I bastoncini non fanno altro che spingere in fondo il cerume, togliendone soltanto una minima parte. La pulizia delle orecchie dovrebbe essere fatta semplicemente con acqua, asciugando l’orecchio con ovatta o con un asciugamano. Le orecchie hanno un meccanismo naturale per cui la pulizia, e quindi l’eliminazione del cerume avviene spontaneamente. Nei casi in cui ci sia un’eccessiva produzione è sempre bene consigliarsi con l’otorino, che potrà dare risposte a un problema comunque facilmente risolvibile.
Periodicamente è consigliabile usare le gocce lubrificanti che non sono invasive e che permettono al cerume in eccesso di scivolare nel condotto uditivo, come sopra descritto, senza più avere problemi.

Non esitare a rivolgerti ai nostri specialisti, ti possiamo consigliare anche per dubbi sulla pulizia delle orecchie.

Cos’è la diplacusia e come si cura

Che cosa si intende per diplacusia

La diplacusia è un disturbo a carico dell’apparato uditivo causato da una lesione in una delle sue componenti, che si manifesta con uno sdoppiamento della percezione dei suoni, soprattutto quelli di elevata intensità.

I sintomi possono interessare un solo orecchio (diplacusia monolaterale) oppure entrambe (diplacusia bilaterale), e derivare da varie cause, tra cui otite mal curata, esposizione troppo intensa a onde sonore o anche ostruzione del condotto uditivo.

La percezione del suono sdoppiato si rivela particolarmente dannosa in quanto il soggetto perde i punti di riferimento della sorgente sonora, non essendo in grado di trasformare le onde acustiche in stimolazioni neuronali.

Questa disfunzione presuppone che i due suoni sdoppiati, differenti per tonalità e timbro, possano venire avvertiti contemporaneamente o in due fasi successive.

Tipologie del disturbo

La diplacusia può essere di diversi tipi:
monoaurale
si verifica quando un unico suono viene percepito come due differenti suoni a livello dello stesso orecchio;
binaurale
rappresenta la forma maggiormente diffusa e consistente in una diversa percezione di un medesimo suono in ambedue le orecchie;
disarmonica
si manifesta quando un suono è nettamente udibile in un orecchio pur avendo una diversa tonalità nell’altro orecchio;
ecotica
insorge quando il suono viene percepito in fasi successive nelle due orecchie, contribuendo all’insorgenza di una eco.

Cause della diplacusia

Il termine “diplacusia” deriva dai vocaboli greci “diplos” che significa “doppio” e “akousis” che indica “udito”. La sensazione di doppia percezione del suono può essere provocata da diverse cause scatenanti.

Esposizione a forti rumori
Quando le onde sonore penetrano all’interno del condotto uditivo, arrivano a stimolare la membrana timpanica, che è in grado di trasformare i suoni in stimolazioni sensoriali, che successivamente vengono trasmesse al centro uditivo encefalico.
Se il timpano viene colpito da suoni troppo forti, il funzionamento dei recettori sensitivi si altera e l’udito può sdoppiarsi.

Otite
In caso di infiammazioni dell’orecchio, come in presenza di otite catarrale, la componente batterica della malattia interviene a modificare il corretto funzionamento dei neuroni uditivi, che non sono più in grado di trasmettere le segnalazioni all’area uditiva del cervello.

Ostruzione del condotto uditivo
Se il condotto uditivo viene ostruito da un corpo estraneo oppure a causa dell’accumulo del cerume, le onde sonore trovano un ostacolo alla loro propagazione verso la membrana timpanica, distorcendo la percezione del suono.

Trauma cranico
Come esito di un trauma cranico possono insorgere differenti conseguenze: da un lato è frequente che sia l’apparato uditivo a rimanere lesionato, mentre d’altro canto può verificarsi un problema neurologico cerebrale a livello dell’area uditiva. In entrambi i casi le conseguenze sono riscontrabili nella qualità della percezione dei suoni.

Come si cura la diplacusia

Un trattamento efficace della diplacusia è strettamente collegato alla natura della sua eziologia: in alcune situazioni si tratta di un fenomeno transitorio che tende a scomparire spontaneamente entro breve tempo.

In altri casi, invece, il problema si cronicizza e richiede soluzioni mirate.
Se la causa è riconducibile a un’ostruzione del canale uditivo è necessario provvedere a liberarlo mediante specifici interventi a opera dello specialista otorinolaringoiatra.

Quando la diplacusia dipende da una forma di otite non risolta è consigliabile affrontare un percorso terapeutico a base di antibiotici ed antinfiammatori.
Qualora questo disturbo provochi un’ipoacusia permanente diventa indispensabile ricorrere a un apparecchio acustico, in grado di correggere in maniera definitiva i problemi di percezione dei suoni.

Gli apparecchi acustici rilevano le onde sonore e le trasformano in impulsi elettrici che, dopo adeguata modulazione, vengono trasmessi al cervello.
I differenti modelli di tali dispositivi si distinguono per forma, dimensione e funzionalità e devono pertanto essere scelti in base alle esigenze personali.

Per la scelta del migliore apparecchio acustico, pensato e adattato alle necessità del paziente, puoi rivolgerti ai nostri audioprotesisti. Prenota subito un controllo per sentire bene.

In casi particolarmente seri può diventare necessario ricorrere agli impianti cocleari, da effettuare presso centri specializzati di assoluta fiducia.

Come funzionano gli apparecchi acustici

Alcune premesse sugli apparecchi acustici

Gli apparecchi acustici sono dispositivi che permettono il recupero parziale o totale dell’udito, limitatamente ai momenti di utilizzo: si prendono in considerazione per importanti ipoacusie, in assenza di miglioramenti in seguito a cure otorinolaringoiatriche, oppure per problemi non risolvibili con un intervento chirurgico.
Questi dispositivi non vanno confusi con gli amplificatori, che limitano le loro prestazioni alle variazioni del volume di ascolto: gli apparecchi acustici definiscono la qualità del suono rispetto alle singole frequenze. Un audioprotesista autorizzato saprà occuparsi della regolazione dei parametri: questo punto è talmente importante da rendere indispensabile un percorso di studi accademico dedicato al settore, con relativi master di specializzazione.

Il funzionamento degli apparecchi acustici

Grazie alla tecnologia odierna si costruiscono apparecchi acustici che lavorano su una vasta gamma di frequenze e d’intensità, paragonabili a veri e propri computers fatti su misura, dove il fenomeno del fischio, derivante da una regolazione fatta male, non si verifica praticamente più.
Capirne il funzionamento parte dalla conoscenza degli elementi di base che accomunano qualsiasi modello: amplificatore, microprocessore, altoparlante, microfoni, batteria. Il suono viene captato dai microfoni e processato dal chip, poi passa all’amplificatore e viene inviato verso l’altoparlante per la trasmissione all’orecchio interno, tramite chiocciola o filo sottile. Qui viene trasformato in impulsi elettrici, pronti per essere riconosciuti e rielaborati dal cervello.

Va da sé che, per garantire una corretta dinamica dell’apparecchio acustico, il paziente ha bisogno di un’accurata visita preliminare, durante la quale si fa un calco dell’orecchio per assicurare comfort e rispetto dell’anatomia. Il dispositivo deve pertanto lavorare secondo le variabili misurate in fase di diagnosi, che si basa su tre tipi di esame: la descrizione di una giornata tipo, i test soggettivi e le prove oggettive.
L’anamnesi definirà il funzionamento dell’apparecchio riguardo le percezioni di voci nel silenzio, nel rumore o in presenza di altre voci, dal momento di alzarsi fino a quando si andrà a dormire.

I test soggettivi consistono in screening come la “prova tonale” ed esami più approfonditi per comprendere quante e quali parole capisce il paziente, mantenendo la stessa intensità, pur simulando diversi contesti sonori (“test vocale”).
A queste verifiche bisogna sommare le prove oggettive, misurazioni che non richiedono una particolare partecipazione del paziente: rientrano in questa casistica il calco dell’orecchio ed il rilevamento del riflesso del soggetto a una determinata frequenza, che definisce la potenza massima sopportabile dall’orecchio e, di conseguenza, il livello di sicurezza del dispositivo. Anche i “test di risonanza” fanno parte di quest’insieme di verifiche e tengono conto delle differenze di percezione tra un orecchio e l’altro.

Apparecchi acustici: cenni tipologie e miglioramento della resa

Per quanto riguarda le tipologie, esiste una classificazione degli apparecchi acustici in base alla collocazione nell’orecchio, in ordine crescente per dimensioni e durata della batteria: interni (“endoauricolari”) e esterni (“retroauricolari”).
Nel primo caso si distinguono i modelli IIC, interamente invisibili, e quelli CIC, che coprono l’intero canale uditivo; al secondo gruppo appartengono i BTE, con elementi tutti collocati nella zona retroauricolare, e i RIC, con altoparlante all’interno del canale uditivo.
Al di là di ciò, valgono alcune raccomandazioni per ottimizzare il funzionamento degli apparecchi: cambiare periodicamente il filtro para-cerume e la batteria, evitando il contatto diretto con le mani e conservando tutto in un luogo asciutto a temperatura ambiente.
Si consiglia di usare i dispositivi per più tempo possibile, in modo da riesercitare il cervello al suono, e abbinarli a una riabilitazione, senza alimentare false aspettative.

Ricordare, infine, che gli apparecchi acustici ad alta tecnologia durano praticamente a vita: si prevederanno degli interventi di manutenzione periodica o straordinaria, con assistenza del fornitore, nell’ipotesi in cui alcuni elementi si deteriorassero o non funzionassero più correttamente.

Come visto, quindi il ruolo dell’audioprotesista è fondamentale in ogni fase per chi necessita di un apparecchio acustico. Per questo motivo è essenziale rivolgersi a dei professionisti: puoi sempre contare sugli esperti audioprotesisti di Progetto Udire.

Contattaci per una visita gratuita.

Quando l’equilibrio dipende dall’udito: le vertigini

Anche se il ritmo frenetico che scandisce le nostre giornate e accompagna ogni nostro singolo movimento non permette di apprezzare appieno il dono dell’equilibrio, è giusto ricordare che azioni come il semplice stare in piedi, o camminare e correre sono il risultato dell’interazione di diversi impulsi derivanti da diversi organi, il tutto raccolto ed elaborato dal cervello.

Il sistema vestibolare e l’equilibrio

L’equilibrio, ossia la capacità di muoversi in maniera controllata e alla velocità desiderata, è il prodotto della combinazione di diversi output sensoriali, quali la vista, l’udito, il sistema muscolare e articolare.
L’insieme di questi organi viene definito “sistema vestibolare”, e sebbene il nostro corpo sia generalmente in grado di controbilanciare eventuali disarmonie temporanee, nel caso di questo delicato sistema anche solo una leggera disfunzione di uno degli organi interessati può condurre un individuo a vivere seri problemi con la gestione del proprio equilibrio.
Da un lato appare chiaro che problematiche legate all’apparato muscolo scheletrico possano comportare difficoltà nella deambulazione a causa di un ridotto o addirittura mancante sostegno fisico, e pertanto bisogna porre in essere quanto prima possibile un percorso di riabilitazione fisica per recuperare la propria autonomia mobile.
Per quanto concerne la vista, invece, si tratta di un indicatore fondamentale della percezione del proprio corpo in relazione allo spazio in cui si trova. Ogni movimento oculare fornisce infatti innumerevoli informazioni riguardo alla postura da assumere per poter compiere qualsivoglia azione meccanica, a partire dalla contrazione muscolare riguardante la testa stessa.
Ma per quanto riguarda l’udito, come può quest’ultimo influire sul senso dell’equilibrio?

L’udito e il movimento: una questione di equilibrio

Dopo l’apparato muscolo scheletrico e la vista, l’udito è il terzo componente cardine del sistema vestibolare. Terzo ma non meno importante poiché, a differenza degli altri due sistemi propriopercettivi, l’udito è l’unico percettore in grado di comunicare valori utili riferiti alla collocazione nello spazio del proprio corpo anche se ci si trova in una condizione in cui si è privi di stimoli luminosi e fisici.
Questa capacità scaturisce dalla conformazione dell’orecchio interno che, composto da tre anelli chiamati Canali Semicircolari, è fonte di tre tipologie di informazioni relative all’equilibrio dell’individuo: il primo canale rileva il movimento dall’alto verso il basso e viceversa, il secondo rileva i movimenti da lato a lato, mentre il terzo registra le variazioni vestibolari relative all’inclinazione del corpo.
Ognuno dei tre canali è caratterizzato dalla presenza di cellule cigliate e liquido al proprio interno: ecco che ogni movimento genererà lo spostamento del fluido che, accarezzando le ciglia, permetterà l’invio di stimoli sensoriali attraverso il nervo acustico. É in questo modo che il cervello acquisisce e utilizza tali informazioni per identificarsi nello spazio e spostarsi di conseguenza nell’area di riferimento.
La presenza dell’orecchio interno è oltremodo essenziale anche in condizione di riposo, poiché comunica in che posizione si trova il capo anche quando non ci si sta muovendo ma si viene spostati passivamente da altri oggetti (come quando ci si trova seduti in macchina o ci si sposta con un ascensore).

L’ipoacusia e le vertigini: quanto l’udito può influire sull’equilibrio

Innanzitutto bisogna specificare che le vertigini sono una condizione di disturbo del senso dell’equilibrio, dove il soggetto colpito sperimenta diverse sensazioni, prime tra tutte la mancanza di stabilità e l’errata percezione della propria posizione nello spazio.
Le cause che possono generare la sintomatologia vertiginosa possono avere nature differenti, e tra le diverse cause l’ipoacusia emerge in una di queste categorie.
L’ipoacusia è un deficit uditivo, e l’individuo che sperimenta questa patologia soffre di un calo della capacità di sentire suoni e parole proferiti ad una distanza più o meno ravvicinata.
La causa dell’ipoacusia trova sede, anatomicamente, nell’infiammazione a carico dell’orecchio interno, ossia proprio dove ha origine la percezione dei valori di spostamento e velocità del corpo umano.
Qualora si dovesse sviluppare un’otite o una labirintite, l’ipoacusia sarebbe pressoché immediata con istantaneo disturbo dell’equilibrio: in tal caso non solo la persona colpita si troverebbe isolata dall’ambiente sonoro nella quale si trova immersa, ma avrebbe anche serie difficoltà a muoversi con sicurezza e stabilità.
Ecco che assicurare la salute del proprio sistema vestibolare e, ancor prima, quella relativa al proprio orecchio interno da un lato si configura come un fattore di protezione ad ampio spettro per quanto riguarda la propria salute generale, mentre dall’altro garantisce sia il pieno controllo della propriopercezione nello spazio sia la totale assimilazione delle informazioni sonore presenti.

Diabete e ipoacusia: un legame da considerare

Diabete e ipoacusia, secondo recenti studi, sono divenuti un binomio molto presente che vede protagoniste un gran numero di persone.
Ecco tutto quello che bisogna conoscere di questa relazione che, grazie a diverse ricerche, è divenuta maggiormente nota.

Diabete e ipoacusia e gli studi in merito alla loro relazione

Il diabete e l’ipoacusia sono divenuti studio di una recente ricerca che ha messo in risalto come, chi soffre della prima delle due patologie, sia maggiormente esposto a problematiche che riguardano anche l’udito.
I diversi studi, svolti nel recente passato, hanno messo in risalto come la maggior parte delle persone che soffrono di diabete, siano esposte a problemi dell’udito con intensità superiore fino alle 2,25 volte, ovvero le problematiche che riguardano l’udito saranno maggiormente visibili e persistenti rispetto a quelle che invece colpiscono chi non soffre di diabete.

Pertanto è possibile notare fin da subito come, essendo in costante crescita il numero di persone che soffre di diabete, le problematiche dell’udito potrebbero diffondersi con maggior rapidità.
Inoltre gli studi hanno messo in risalto come le persone anziane che soffrono di diabete siano quelle maggiormente esposte a tale rischio, che peggiora col passare del tempo.

Quale diabete comporta l’ipoacusia

Esistono due tipologie di diabete ma, sempre secondo gli studi, solo quello di tipo 2 rappresenta la causa che comporta i vari tipi di disturbi all’udito.
Questo per un semplice motivo: il diabete di tipo 2 comporta la produzione di un livello di insulina non sufficiente per la funzione dei vari organi e pertanto è possibile notare come questi, lentamente, diminuiscono la loro funzionalità.
In particolar modo è la vista a essere colpita per prima, per poi influenzare l’intero funzionamento del sistema nervoso che ha una conseguenza ulteriormente negativa, ovvero fa in modo che il paziente sviluppi il problema della cocleopatia diabetica.

Diabete, cocleopatia diabetica e problemi all’udito

La cocleopatia diabetica è una conseguenza che deriva dal diabete di tipo 2 e dai vari danni che vengono arrecati al sistema nervoso.
Questa patologia, ancora in fase di studio, comporta anche un indebolimento dell’udito visto che il sangue, in questa parte del corpo, tende a essere inferiore e inoltre le pareti uditive tendono a essere maggiormente deboli.
Col passare del tempo il livello della capacità uditiva di una persona potrebbe ridursi notevolmente, rendendo quindi l’ascolto inizialmente più basso rispetto a quello normale, per poi divenire totalmente assente, ovvero la persona che soffre di diabete 2 potrebbe perdere l’udito o subire dei grossi danni.
Questo comporta quindi un peggioramento della propria condizione di vita, che potrebbe essere totalmente stravolta proprio a causa della suddetta patologia.

Come comportarsi in caso di diabete di tipo 2 per prevenire l’ipoacusia

Prevenire le conseguenze negative che derivano dalla cocleopatia diabetica è ancora oggi un tipo di situazione oggetto di diverse analisi, visto che gli esperti stanno cercando di capire quali siano le relazioni effettive tra questa complicazione e i vari disturbi dell’udito.
I controlli periodici per evitare che questo tipo di situazione si possa palesare rappresentano il primo rimedio che può essere adottato così come i vari controlli presso i centri acustici, affinché si possa trovare l’apparecchio che permette alle persone di migliorare notevolmente la propria capacità d’ascolto ed evitare di rimanere isolati dal mondo.

La cura degli apparecchi acustici d’estate: consigli per una manutenzione ottimale

Per una cura perfetta degli apparecchi acustici durante il periodo estivo, occorre necessariamente adottare dei comportamenti grazie ai quali sarà possibile evitare che questi dispositivi si possano danneggiare in maniera irreparabile.
Ecco tutte le diverse operazioni che permettono di avere un’ottima cura di questo strumento.

Calore, sudore, sabbia e acqua di mare e gli apparecchi acustici

Il piacere di recarsi in spiaggia non è prerogativa di coloro che non soffrono di problematiche all’udito: anche chi deve usufruire degli apparecchi acustici può concedersi una giornata in spiaggia a patto che si cerchi necessariamente di prestare la massima attenzione alla cura delle protesi uditive.
Molto spesso chi soffre di disturbi all’udito si trova a dover fronteggiare la problematica relativa ai danni che si potrebbero arrecare agli apparecchi acustici, spesso lasciati sul telo del mare ed esposti ai diversi fattori che caratterizzano l’estate e la spiaggia.
Occorre sempre prestare la massima cura alla manutenzione di questo genere di dispositivi visto che, il danno che si arreca, potrebbe essere abbastanza grave.
Vediamo quindi quali sono le operazioni che devono essere svolte con maggior frequenza durante il periodo estivo per prendersi cura dei propri apparecchi acustici.

La manutenzione corretta degli apparecchi acustici in estate

Quando arriva il periodo estivo occorre necessariamente cercare di prestare la massima cura nei confronti degli apparecchi acustici, affinché sia possibile prevenire situazioni tutt’altro che piacevoli da affrontare.
In primo luogo è sempre bene tenere lontani dai raggi del sole gli apparecchi acustici e questo poiché il forte calore potrebbe lentamente sciogliere le parti in plastica che compongono lo strumento.
Sarà quindi necessario evitare di lasciare gli apparecchi sul davanzale, telo del mare sotto il sole, nel cruscotto dell’auto o in altri luoghi dove la temperatura raggiunge dei livelli molto elevati. Al contempo è bene evitare anche il contatto con l’acqua salata, che potrebbe corrodere le parti interne degli apparecchi e anche dalla sabbia, visto che i granelli hanno un effetto negativo sullo strumento, andando a ridurre il potere acustico degli stessi.

Indossare gli apparecchi quando si suda potrebbe produrre un suono poco piacevole, dovuto dal contatto appunto del sudore con le parti elettroniche dell’apparecchio e lo stesso vale per quanto riguarda l’utilizzo delle creme solari: l’orecchio deve essere completamente asciutto affinché sia possibile evitare che gli apparecchi possano subire dei grossi danni.

Da aggiungere anche il fatto che, periodicamente, bisogna effettuare una pulizia dell’apparecchio in quanto la polvere o altri residui si possono inserire nello stesso e rendere tali strumenti meno efficaci del previsto.

Pertanto con tutte queste particolari operazioni sarà possibile avere l’occasione di prevenire delle riparazioni molto frequenti che possono essere sinonimo di costi eccessivi sul fronte della manutenzione di questi strumenti.

La pulizia accurata degli apparecchi e i centri acustici

Seppur una pulizia possa essere sempre svolta autonomamente da chi deve indossare gli apparecchi acustici, è bene sottolineare come la procedura completa e accurata deve essere fatta svolgere dagli esperti dei centri acustici che, grazie ai vari macchinari, faranno in modo che l’apparecchio torni a funzionare in maniera corretta senza palesare alcun difetto.

Inoltre recarsi presso il centro acustico consente di ottenere un ulteriore vantaggio, ovvero ricevere degli ottimi consigli da parte degli esperti che indicheranno ai propri clienti quali siano le diverse procedure che permettono di rendere migliore l’utilizzo degli stessi apparecchi, evitando quindi delle abitudini che possono essere tutt’altro che ottimali e che hanno delle ripercussioni negative sulla qualità degli stessi.

Il periodo estivo deve essere sinonimo di vacanze e divertimento ma, allo stesso tempo, anche di massima cura nei confronti dei propri apparecchi acustici affinché sia possibile godersi il piacere dell’estate trascorsa in riva alla spiaggia senza dover interrompere le vacanze a causa di un guasto degli stessi apparecchi.

L’interazione con gli affetti da ipoacusia: alcuni consigli

Quali sono le cause dell’ipoacusia

Per ipoacusia si intende una diminuzione della capacità uditiva che può dipendere da varie cause. La sintomatologia comprende una progressiva difficoltà a udire i suoni alti in quanto viene alterata la trasmissione del segnale sensoriale a livello della specifica area encefalica.
Di solito il soggetto che soffre di questo disturbo, inizialmente fa fatica a distinguere le parole.

I principali fattori eziologici dell’ipoacusia sono:
rumore.
Un’eccessiva esposizione a sollecitazioni acustiche continuative provoca una degenerazione delle cellule sensitive dell’orecchio;
età.
L’invecchiamento produce un deterioramento funzionale delle cellule dell’apparato uditivo, spesso accompagnato dall’insorgenza di tinnito (rumore costante nell’orecchio);
ereditarietà.
Tale causa risulta evidente quando la malattia si manifesta nei bambini che nascono da genitori affetti da problematiche di questo genere;
infezioni.
Alcune forme di infezioni batteriche, come morbillo, scarlattina o meningite, possono determinare la diminuzione della facoltà uditiva. In alcuni casi l’otosclerosi, che compromette il movimento degli ossicini, si comporta da fattore predisponente;
cerume.
La persistenza di tappi di cerume nel condotto uditivo impedisce la fisiologica percezione uditiva;
acqua.
L’infiltrazione di liquidi nelle orecchie di solito favorisce l’ingresso di microrganismi patogeni nel canale uditivo, che contribuiscono a modificare il suo funzionamento;
pressione dell’aria.
Gli sbalzi di pressione d’aria conseguenti a viaggi in aereo o automobile deteriorano la funzionalità dei recettori acustici.

Interazione con soggetti affetti da ipoacusia

L’ipoacusia può limitare notevolmente la possibilità di interazione col prossimo, contribuendo a peggiorare la qualità della vita.
Le difficoltà che si instaurano tra il paziente e l’ambiente circostante sono ricollegabili all’impossibilità di dialogare correttamente.
Come conseguenza il soggetto perde fiducia nelle proprie possibilità e tale atteggiamento si ripercuote anche sulle persone che hanno rapporti con lui.
In alcuni casi, subentra uno stato di insofferenza e di mal sopportazione, provocati dall’impossibilità di rapportarsi in maniera produttiva con chi soffre di ipoacusia.
La sordità è anche una possibile causa di disoccupazione, poiché le persone che hanno rapporti con il malato non riescono a interagire in maniera produttiva con lui, e di conseguenza qualsiasi tipo di attività professionale risulta compromessa.
Dato che questo disturbo è molto spesso collegato all’invecchiamento, gli anziani possono avere difficoltà nell’interagire con i famigliari, che non sono in grado di instaurare un dialogo con loro.

Alcuni consigli per interagire con soggetti affetti da ipoacusia

Posizione del volto
Per relazionarsi al meglio con una persona affetta da ipoacusia è necessario posizionare il volto ad una distanza massima di un metro e mezzo, cercando di mantenere le orecchie su un piano comune.
Rumori di fondo
Il rumore di fondo rende molto più difficoltosa qualsiasi interazione con il paziente, pertanto sarebbe utile eliminare tali interferenze.
Indizi visivi
I movimenti delle labbra, il linguaggio del corpo e le espressioni del volto, rappresentano importanti indizi visivi per facilitare il rapporto con una persona affetta da sordità.
Modalità di dialogo
Per facilitare il dialogo con chi non sente perfettamente, risulta di importanza fondamentale intervallare con numerose pause la formulazione dei discorsi, per diminuire la tensione e la concentrazione del soggetto.
Impostare correttamente un discorso
Può capitare spesso che durante una conversazione vengano persi alcuni passaggi; per evitare tale inconveniente è vantaggioso impostare un dialogo con precise domande che richiedano specifiche risposte.
Onestà nell’approccio
Approcciando un individuo affetto da ipoacusia, non bisogna temere di esprimere le proprie difficoltà, esprimendo la necessità di modificare la velocità di eloquio. Molte persone non sanno come rapportarsi a chi è affetto da questo disturbo, e tendono a ritrarsi da un rapporto con lui.
Rassicurare il paziente
Rassicurare il paziente sul fatto che il suo disturbo non preclude la possibilità di interazione reciproca offre un’ottima possibilità per migliorare il rapporto interpersonale.
Impiego di dispositivi di ascolto assistito
Esistono numerosi dispositivi di ascolto assistito, realizzati per semplificare la comunicazione al telefono, migliorare l’audio di apparecchi radio o televisivi, e anche di suoni come il campanello o il telefono della propria abitazione.
Tali dispositivi di ascolto assistito possono venire usati anche in abbinamento a dispositivi acustici, che consentono di sfruttarne al meglio le caratteristiche.