Acufeni: è possibile ottenere lo status di invalidità per questo difetto uditivo?

Gli acufeni sono dei fastidi uditivi piuttosto consueti che non devono essere sottovalutati: si tratta di ronzii e lievi rumori di sottofondo che vengono percepiti in modo continuo, anche laddove nei dintorni non ci sia nessuna fonte di rumore.

In alcuni casi gli acufeni sono molto lievi e non influiscono in modo decisivo sulla qualità della vita della persona che ne è interessata, in altri purtroppo sono i loro risvolti sono ben più importanti.

Al di là del fatto che la percezione di tali rumori sia senza dubbio fastidiosa, va sottolineato che essi possono anche comportare ulteriori problematiche, come ad esempi degli stati di ansia o di depressione.

Gli acufeni come causa di invalidità civile

Se ci si chiede se gli acufeni possono essere causa di invalidità, la risposta è affermativa: questo problema uditivo può essere invalidante e di conseguenza è possibile che lo stato di invalidità venga ufficialmente riconosciuto, con tutto ciò che ne deriva.

Da questo punto di vista è utile ricordare cosa si intende per invalidità civile: l’invalidità civile è una condizione che rende difficoltoso, per la persona, svolgere un’attività lavorativa in relazione alle capacità tipiche della sua età.

Alla luce di questo è dunque evidente che il concetto di invalidità fa riferimento all’età “da lavoro”, ovvero da 18 anni fino a 65 anni e 7 mesi.

In casi simili l’invalidità può essere ottenuta solo laddove si sia interessati da acufeni “permanenti e subcontinui” insorti da oltre 3 anni.

Il riconoscimento dell’invalidità dovuta ad acufeni, bisogna sottolinearlo, non è cosa semplice, anzi la medesima viene riconosciuta appena nel 2% dei casi; affinché ciò possa avvenire è in genere necessario che agli acufeni siano associate delle altre patologie, ad esempio inerenti la sfera psichica.

Spetta alla persona dimostrare che l’acufene riesce effettivamente a ridurre le sue capacità lavorative di almeno un terzo, oppure che gli comporti serie difficoltà nel compimenti di semplici gesti quotidiani.

Affinché la commissione possa valutare a dovere la condizione del paziente, ovviamente, è fondamentale produrre tutta la documentazione medica del caso.

Inaugurazione del nuovo centro acustico di Arcisate

Sabato 15 settembre abbiamo inaugurato il quinto centro acustico in Provincia di Varese che porta il nome di Progetto Udire.

Agli oramai noti centri di Varese , Luino, Gallarate e Malnate si aggiunge il centro acustico di Arcisate, situato in via Mazzini, 30.

” Spero che questa nuova apertura sia stata gradita da tutte le persone dell’area della Val Ceresio, abbiamo un’aspettativa elevata e siamo coscienti che è molto importante stare vicino a tutti coloro che soffrono di disturbi uditivi, per questo l’inaugurazione di questo negozio nasce con l’idea di poter garantire a tutti il miglior servizio possibile” – commenta emozionato Federico Turchi, fondatore di Progetto Udire. “Ci teniamo inoltre a ringraziare tutti coloro che hanno partecipato alla realizzazione di questo nuovo progetto e che hanno condiviso con noi questo momento“.

Il Centro Acustico di Arcisate è il segno di una crescita di Progetto Udire che afferma la qualità e la professionalità del lavoro svolto in questi anni di attività di cui Federico è stato pioniere insieme al suo team.

Il Centro Acustico di Arcisate è aperto tutti i giorni, da lunedì pomeriggio a sabato mattina. “Siamo sempre a disposizione di chi vuole migliorare le proprie competenze uditive. Ti aspettiamo per progettare insieme il benessere del tuo udito” – conclude Turchi.

https://youtu.be/NHsWJQlXyC8

Un udito non impeccabile incrementa la possibilità di farsi male

Se si hanno problemi di udito il rischio di incappare in alcuni infortuni diviene molto più concreto: è questo ciò che è emerso da una ricerca condotta da un team del Brigham and Women’s Hospital.

Si tende spesso a pensare che i problemi di udito abbiano dei risvolti negativi dal punto di vista sociale: è assolutamente così, ma vi sono anche altri aspetti che non dovrebbero essere sottovalutati e che non sono affatto secondari.

L’udito infatti consente alla persona di evitare in modo efficace e per tempo una vasta gamma di pericoli, e da questo punto di vista è emblematico quanto emerso dallo studio in questione, il quale ha preso in considerazione un campione davvero molto grande.

In un lasso di tempo di 3 mesi, infatti, si sono intervistate ben 6,6 milioni di persone, e i risultati lasciano ben poco spazio ai dubbi: le persone con un udito non impeccabile, infatti, hanno dimostrato di avere delle probabilità doppie di incappare in delle lesioni di vario genere.

Altro aspetto molto interessante di tale ricerca corrisponde al fatto che, per le persone con una qualche forma di difetto uditivo, il rischio di procurarsi delle lesioni sarebbe più elevato durante il tempo libero, e non durante lo svolgimento di un’attività professionale.

Alla luce di simili dati, è evidente il fatto che curare in modo efficace eventuali difetti uditivi è un qualcosa di molto importante, anche per tale ragione dunque trascurare dei problemi acustici è da considerarsi davvero un grave errore.

Fastidi uditivi: incidenza più alta tra gli insegnanti di scuola materna

Gli insegnanti di scuola materna sarebbero molto più esposti, rispetto alla media, al rischio di sviluppare delle problematiche uditive.

Da questo punto di vista è infatti emblematico uno studio che è stato condotto in Svezia dai membri della Sahlgrenska Academy, dal quale sono emersi dei dati inequivocabili.

Su 10 insegnanti di scuola materna, infatti, ben 7 soffrirebbero di affaticamento uditivo dovuto all’esposizione costante a rumori di importante entità.

Non solo: un insegnante su due avrebbe delle difficoltà nel comprendere il linguaggio, mentre 4 su 10 avrebbero maturato un’ipersensibilità.

Nello specifico, quest’indagine condotta nella nazione svedese ha coinvolto un gruppo di 4.718 intervistati, tutte insegnanti donne, e ben il 71% delle medesime ha affermato di non riuscire ad ascoltare la radio dopo una giornata di lavoro proprio per via dell’affaticamento uditivo.

Il 46% delle intervistate ha palesato difficoltà nel comprendere le parole, il 39% invece ha detto di avvertire fastidi alle orecchie almeno una volta a settimana.

Risulta evidente il fatto che gli intensi rumori a cui sono esposti gli insegnanti incidano non poco sul loro benessere uditivo, ma gli stessi autori dello studio ribadiscono il fatto che in questa professione sia fondamentale riuscire ad ascoltare i bambini nel miglior modo possibile.

Individuata la proteina TCM1, prezioso “regista” dell’orecchio

Una nuova proteina, il cui nome è TMC1, è stata individuata all’interno dell’orecchio, e avrebbe un ruolo davvero importantissimo sia nei confronti dell’udito che dell’equilibrio.

Di quest’interessante novità medica si è parlato sulla rivista Neuron, e la medesima è frutto di specifici studi portati a compimento da un team dell’Harvard Medical School di Boston.

I ricercatori hanno dedicato ben 40 anni a questo tipo di studi, e dopo così tanto lavoro si è finalmente giunti a una conclusione medica che merita di essere considerata assai interessante.

Sembra infatti che il “ruolo” della TMC1 sia importantissimo nel “tradurre” suoni e movimenti della testa in segnali nervosi indirizzati al cervello: in questa proteina sarebbero infatti presenti alcune cellule ciliate la cui membrana, contraddistinta da una serie di pori, si aprirebbe a mo’ di cancello ogni volta che vengono percepiti dei suoni o dei movimenti.

Si auspica dunque che questa nuova scoperta possa aprire degli orizzonti molto interessanti nel contrasto alla sordità e ai problemi uditivi, è inoltre interessante sottolineare che la proteina TMC1 non sarebbe una prerogativa esclusiva dell’organismo umano, bensì si individuerebbe anche in molte specie di mammiferi, di uccelli e perfino di pesci.

Fumare in gravidanza: per il nascituro, grossi rischi anche per il benessere uditivo

Fumare in gravidanza è davvero un atteggiamento molto irresponsabile, sia per la salute della stessa donna che per quella del nascituro.

Al di là degli innumerevoli rischi per la salute correlati a un atteggiamento simile, è stato dimostrato che il medesimo può avere delle implicazioni molto negative anche per quel che riguarda l’udito del bambino.

Uno studio condotto da Koji Kawakami dell’Università di Kyoto, in Giappone, ha messo in evidenza una possibile correlazione tra difetti uditivi ed esposizione a fumo passivo durante la gravidanza e nei primi mesi di vita.

Nello studio è stato coinvolto un numero di bambini davvero molto elevato, pari esattamente a 50.734: il 3,8% di essi è stato esposto a fumo passivo nel corso della gravidanza, il 3,9% nei primi mesi di vita e lo 0,9% in ambedue i modi.

Vi è anche un’altra percentuale che è stata considerata, ovvero quel 12,5% corrispondente ai bambini esposti ai danni del fumo in modo indiretto dal momento che la loro madre ha interrotto quest’abitudine poco salutare a inizio gravidanza.

I numeri sono davvero preoccupanti: il rischio di soffrire di disturbi uditivi si è rivelato superiore del 68% nei bambini le cui madri hanno fumato nel corso della gravidanza, segno evidente del fatto che un comportamento simile è pessimo e gravemente irresponsabile nei confronti del bimbo.

Tale rischio è superiore del 30% nel caso in cui il bambino sia stato esposto a fumo passivo solo nei primi anni di via, il dato è ancor più altisonante laddove si considerino i bambini loro malgrado danneggiati dal fumo sia durante la gravidanza che nel corso dei primi anni di vita: in tali casi la possibilità di essere interessati da problemi uditivi si è rivelata addirittura doppia.

Non è affatto trascurabile neppure il dato riguardante i bambini nati da mamme che hanno interrotto il vizio del fumo all’inizio della loro gravidanza: in questo caso la possibilità di essere interessati da problemi uditivi si è rivelata superiore del 26%.

Alla luce di quest’ultima percentuale, dunque, sarebbe sicuramente importante che le donne evitassero di fumare non solo non appena inizia il loro percorso di gravidanza, ma anche nei mesi precedenti.

Il fumo dovrebbe dunque essere accantonato in modo totale laddove si abbia in programma di mettere al mondo un bambino.

Alla luce di tutto ciò, dunque, viene da porsi una domanda: vale davvero la pena di mettere così rischio la salute propria e dei propri figli soltanto per un vizio?

Abbassamento dell’udito: alcuni consigli per ritardarlo il più possibile

In alcuni casi l’abbassamento dell’udito si presenta in modo inesorabile per via dell’invecchiamento, tuttavia esso è assolutamente correlato anche alle abitudini della persona.

Seguendo una serie di atteggiamenti virtuosi è certamente possibile fare in modo che l’eventualità che le capacità uditive possano ridursi divenga più remota.

Un consiglio ottimo è certamente quello di evitare l’esposizione a rumori molto forti, e da questo punto di vista la massima attenzione va dedicata alle attività lavorative in cui si è costretti a convivere con un inquinamento acustico non irrilevante.

Per tante persone, ovviamente, non può essere un consiglio realizzabile quello di abbandonare una professione per trovarne un’altra in cui non sono presenti rumori rilevanti, di conseguenza chi svolge simili mestieri deve assolutamente indossare delle protezioni specifiche.

Non è mai superfluo ricordare che è un obbligo del datore di lavoro quello di offrire ai propri dipendenti tutti gli strumenti necessari per poter lavorare senza che la salute possa essere messa a rischio, nel caso in cui si operi in qualità di liberi professionisti, ovviamente, bisogna preoccuparsi autonomamente dell’acquisto dei dispositivi in questione.

Nel caso in cui si dovessero riscontrare delle manifestazioni uditive anomale, come possono essere ad esempio fischi e percezione di rumori “ovattati”, non bisogna trascurarle.

Nella grande maggioranza dei casi si tratta di episodi poco preoccupanti e prettamente temporanei, non si può tuttavia trascurare il fatto che potrebbero essere sintomi di patologie dell’orecchio.

Proprio per questo motivo sottoporsi a dei controlli è importantissimo: le malattie riguardanti quest’organo non sono poche ed è in tutti i casi necessario riuscire a contrastarle per tempo e in modo efficace.

Può capitare che il proprio medico prescriva dei farmaci, tuttavia bisogna prestare una particolare attenzione ai farmaci cosiddetti ototossici, ovvero appunto potenzialmente nocivi per l’apparato uditivo nel suo complesso.

Quando il medico prescrive dei farmaci, dunque, è utile chiedere se si tratti o meno di un farmaco ototossico, e in caso affermativo si può chiedere al professionista se è possibile far ricorso a un’alternativa.

Le orecchie andrebbero sempre pulite in modo corretto, evitando soluzioni “fai da te” e preferendo sempre chiedere suggerimenti a un medico competente.

Un’App dedicata a chi indossa l’apparecchio acustico

Utilizzare un impianto acustico è fondamentale per chiunque abbia problemi uditivi, e oggi indossare quest’apparecchio piccolo e discreto non può che migliorare in modo decisivo la qualità della vita.

Accade spesso, tuttavia, che i pazienti che adoperano per la prima volta dei dispositivi di questo tipo si sentano un po’ smarriti.

Premesso che ovviamente non c’è alcuna ragione per indossare gli apparecchi acustici con disagio, basti pensare che le correzioni dedicate alla vista, dunque occhiali e lenti a contatto, sono altrettanto importanti ma indossate sempre con la massima “nonchalance”, oggi è possibile utilizzare una App nata proprio con questo scopo.

L’applicazione in questione è stata presentata nello scorso mese di maggio a Napoli in occasione del congresso della Società Italiana di otorinolaringoiatria, e consente di compiere una vasta gamma di operazioni utili per poter “familiarizzare” con il dispositivo acustico nel più breve tempo possibile.

Questa App, anzitutto, mette a disposizione dell’utente il servizio “Companion”, tramite il quale vengono analizzati una serie di dati correlati all’utilizzo della soluzione acustica affinché possa rivelarsi quanto più efficace possibile.

Un esempio di prezioso “intervento” ad opera di tale funzione corrisponde alla rilevazione di un utilizzo temporalmente insufficiente del dispositivo: laddove i dati dovessero mettere in evidenza questo, l’applicazione non tarderebbe a suggerire di indossare il dispositivo per una quantità di ore giornaliere superiore.

Parallelamente a questo, l’applicazione mette a disposizione una serie di utili funzioni, come ad esempio quella che consente di regolare il volume e di ridurre la percezione del rumore ambientale.

Utilizzando quest’applicazione è possibile perfino prenotare degli appuntamenti presso la filiale più vicina.

Benessere uditivo: evitare danni da forti rumori drenando il liquido

Uno studio coordinato da John Oghalai della Stanford University, in California, ha messo in evidenza il fatto che drenare il liquido che si produce nell’orecchio a seguito di un rumore particolarmente intenso potrebbe essere utile per proteggere l’udito.

La ricerca in questione, la quale è stata pubblicata su Proceedings of the National Academy of Sciences, potrebbe rappresentare un punto di partenza molto interessante in ambito medico, anche se saranno ovviamente necessari ulteriori studi di approfondimento affinché la soluzione terapeutica possa essere realmente perseguita.

Quando le orecchie sono esposte a un forte rumore, come può essere ad esempio un’esplosione, al loro interno viene a formarsi del liquido.

Riuscire a drenare questo liquido potrebbe essere utile per evitare la perdita dell’udito, e John Oghalai ha sottolineato che grazie ad una serie di esperimenti si è notato che il liquido che viene a formarsi nell’orecchio può essere drenato attraverso un apposito processo di osmosi.

Attraverso una riduzione dell’endolinfa sarebbe possibile conservare intatti i neuroni uditivi che altrimenti verrebbero compromessi dal forte rumore al quale si è stati esposti.

Delle verifiche di laboratorio eseguite su animali hanno dato dei risultati confortanti, non c’è dunque che attendere per comprendere se tale opportunità possa essere perseguibile anche per gli umani.

Nello specifico, si ritiene che il drenaggio del liquido accumulato dovrebbe essere realizzato tra le 12 e le 24 ore successive all’esposizione al forte rumore.

Perdita d’udito in età avanzata: potrebbe essere correlata alla funzione renale

La perdita d’udito in tarda età, è noto, è un qualcosa di piuttosto frequente, e i risultati di una ricerca evidenziano una possibile correlazione con la funzionalità renale.

Lo studio in questione è stato condotto da Carla Schubert dell’Università del Winsconsin di Madison, negli Stati Uniti, ed è stato pubblicato su una rivista medica autorevole quale Jama Otolaryngology-Head and Neck Surgery.

La ricerca ha preso in considerazione dei dati relativi a uno studio condotto da Beaver Dam: la condizione delle 863 persone costituenti il campione è stata esaminata per ben 20 anni, e il team di Carla Schubert ha utilizzato un biomaker per valutare la velocità di filtrazione glomerulare e la concentrazione nel siero di cistatina.

Quest’ultimo aspetto, secondo quanto emerso, potrebbe avere una correlazione con il benessere uditivo, dal momento che i dati rilevati evidenziano una possibile correlazione.

La stessa Schubert, tuttavia, sostiene che tale conclusione rimane puramente teorica, dal momento che la possibile correlazione tra questi due aspetti non è stata ancora dimostrata dal punto di vista scientifico.

Al di là di questo, tale ricerca offre comunque degli spunti interessanti: Edwin Mondell della Wayne State University di Detroit, ad esempio, evidenzia il fatto che sia sempre opportuno sottoporre la persona che ha difficoltà uditive a delle visite mediche molto approfondite finalizzate a rilevare l’eventuale presenza di problemi cardiovascolari e malattie renali.